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CALCIO


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LA STORIA BIANCOROSSA


La storia anno per anno Le "Bandiere" biancorosse

M. Briaschi ] S. Campana ] D. Fortunato ] G. Mascheroni ] L. Menti ] L. Pasciullo ] A. Rondon ] [ P. Rossi ] G. Savoini ]


PABLITO, cuore biancorosso

Siamo andati a trovare uno dei giocatori maggiormente rappresentativi della storia del Vicenza calcio, il grande Paolo Rossi, per ripercorrere con lui gli anni passati a Vicenza da giocatore, il periodo del mitico Real Vicenza e anche per conoscere meglio il suo rapporto con Vicenza e con i vicentini.

Allora Paolo parlaci del tuo rapporto con Vicenza…
"Sono arrivato per la prima volta a Vicenza nel 1976, e qui è iniziata una delle più belle avventure della mia vita anche perché ero agli inizi della mia carriera professionistica ed ho avuto delle grandi soddisfazioni. C'è stato subito un grande feeling con l'ambiente, il pubblico, la gente, si è creata proprio una sintonia speciale tra squadra, società e tifosi, sembrava che tutta la città si fosse unita attorno a noi. E poi i grandi risultati che abbiamo ottenuto, soprattutto il secondo posto in serie A nonostante fossimo una matricola, un'esperienza unica, forse irripetibile. Nel nostro caso si è creato un'amalgama di giocatori che venivano sia da società di serie B che di serie A che non avevano fatto benissimo l'anno precedente e che qui a Vicenza hanno trovato terreno fertile per la rinascita. Sono quelle strane coincidenze che si creano, è stato come un puzzle in cui i pezzi si sono incastrati l'uno con l'altro formando questa squadra.
Questo ha fatto si che per me personalmente il rapporto non finisse, si è creato un legame talmente forte con la città che è continuato, tant'è che è la città in cui poi ho scelto di vivere, di lavorare, mi sono sposato qua, ho avuto un figlio qua. Ci stavo bene, mi piaceva la dimensione della città".

Però con il calcio hai chiuso completamente…
"Una volta smesso di giocare non ho più voluto interessarmi di calcio, perché ho sentito il bisogno di staccare completamente, probabilmente perché ho avuto talmente tanto dal calcio che più di così non era possibile. E poi una cosa è giocare a calcio e una cosa è occuparsi di calcio: sono due cose diverse, allora avevo voglia di provare altre strade, fare altre esperienze, forse fa parte del mio carattere questo bisogno di cambiare, però Vicenza rimane un punto fermo nella mia vita. Tant'è che ancora adesso la prima cosa che faccio, quando sono in viaggio, è telefonare a casa per sapere che cosa ha fatto il Vicenza, è una di quelle cose che ti restano dentro. Anche lo scorso anno sono andato in Venezuela e negli Stati Uniti e il giorno della partita chiamavo sempre a Vicenza per sapere il risultato".

…sei rimasto tifoso…
"Si esatto, ormai c'è questo rapporto molto forte, indissolubile direi, sono quei legami che ti crei negli anni avendo vissuto delle esperienze molto intense. Credo siano due le squadre a cui sono rimasto legato, in primis il Vicenza e poi la Juventus perché ci sono stato sette anni, tre nel settore giovanile e poi quattro da professionista, vincendo tutto, campionati coppe e anche questa è una cosa che ti rimane. Diciamo che la Juventus come carriera professionale è quella che mi ha permesso di raggiungere il massimo degli obiettivi. Però Vicenza sicuramente è la mia città ed è anche la società e la squadra a cui voglio più bene".

In cosa è cambiato maggiormente il calcio rispetto a quando giocavi tu?
"Era proprio un altro calcio, un altro ambiente. Quello che mi sembra maggiormente cambiato rispetto a quando giocavo io è il rapporto umano. Forse oggi c'è una professionalità ancora maggiore da parte dei giocatori, però mi sembra tutto più freddo.
Faccio un esempio: Salvi ed io ci conosciamo dal '76, abbiamo giocato tre anni e poi abbiamo subito iniziato a lavorare insieme, quindi con lui in particolare ho un rapporto molto stretto, è come se fossimo fratelli. Si creavano questo genere di rapporti, poi chiaro che la vita cambia quando si smette di giocare e ognuno torna nella propria città, però con quel gruppo è rimasto un legame molto forte: Lely lo vedo sempre, Cerilli lo sento sempre, Filippi mi ha chiamato anche ieri sera, Ernesto (Galli) lo vedo frequentemente, Briaschi, Verza, Miani…"

…la maggior parte sono rimasti qua…
"Si, è vero e non ci siamo persi di vista, ci frequentiamo, andiamo fuori, poi chiaramente ognuno ha la sua vita, la sua famiglia, però non ci siamo persi assolutamente. Certamente anche il fatto che la città sia piccola e che siamo tutti qui aiuta, ma è rimasto comunque un legame speciale. Ripeto, secondo me il rapporto umano era diverso".

Il calcio è in crisi e gran parte della colpa viene data agli esorbitanti stipendi dei calciatori. Per risolvere in parte questo problema ultimamente si sente parlare spesso dell'opportunità di stipulare contratti a rendimento, probabilmente il tuo contratto con il Vicenza ne è stato il primo esempio nella storia del calcio…
"Quello è veramente un aneddoto divertente, fu una battaglia… Dovevo stipulare il contratto con Curzio Levante che era un dirigente della società e Dario Maraschin che all'epoca era Vice Presidente. Entrai nella stanza dove mi aspettavano Levante e Maraschin e loro due iniziarono a discutere del contratto parlando in veneto, io ovviamente arrivavo da fuori e non capivo assolutamente niente! Ad un certo punto dissi: "sentite è inutile che stiamo qua a parlare, non è che chiedo tanto, sono un ragazzo giovane…" - ero stato otto mesi a Como dove guadagnavo 800.000 lire al mese e con quei soldi mi dovevo spesare dell'appartamento, del mangiare, alla fine del mese ci arrivavo tranquillamente, ma non erano certo tempi in cui potevi fare i soldi, allora dissi - "io voglio 800.000 lire al mese" e loro risposero di no! Insomma la cosa andò avanti un bel po' e alla fine mi legarono il contratto al gol, dissero: "noi ti diamo questo, però poi ti diamo anche 50.000 lire a gol", e io risposi "ma per guadagnare un milione devo fare quanti gol?…Venti!!!" Dovete pensare che allora non sapevo neanche se avrei giocato titolare, per cui isistei che per me era un po' azzardato questo tipo di contratto, che preferivo le mie 800.000 lire al mese. Non ci fu verso e alla fine il contratto fu quello, prendevo, mi pare, 7.500.000 di lire all'anno più 50.000 lire a gol… però poi alla fine li ho "fregati" tutti e due perché di gol ne ho fatti 21!!! D'altra parte la società ha avuto molti benefici sotto altri aspetti…ecco questo è stato il mio approccio con Vicenza, però erano tutte persone che poi mi hanno voluto molto bene, come io a loro.

Com'era il tuo rapporto con il Presidente Farina?
"Con lui ho avuto un grande rapporto, è stato un Presidente unico, pur con tutti i suoi difetti. Aveva una grande personalità, grande umorismo. Era uno che ci sapeva fare e con cui era estremamente piacevole passare del tempo. Sotto altri aspetti, nella gestione della società, poteva essere anche un duro, probabilmente era un Presidente d'altri tempi. Secondo me Farina era una spanna sopra gli altri, aveva delle idee innovative. Mi ricordo che il primo anno di serie A, si era inventato l'abbonamento biennale per farsi anticipare i soldi che gli servivano, erano cose che all'epoca sembrava incredibile potessero uscire dalla mente di una persona, ma lui era così, aveva queste intuizioni."

E con G.B. Fabbri?
"Un altro grande personaggio, è stato proprio un padre per me, il classico padre di famiglia che ti consiglia, ti prende sotto la sua protezione, è stato proprio così. Teneva le fila di tutto l'ambiente, ha fatto in modo che si creasse una grande unione tra di noi. Era un grande conoscitore e un grande amante del calcio, predicava il fatto che tutti a cominciare dai difensori dovevano giocare a pallone. Io, in particolare, gli devo molto, è stato lui che mi ha trasformato da ala a centravanti, ha visto subito che potevo avere un ruolo diverso e ha cambiato sicuramente la mia carriera. Ancora oggi ci sentiamo, siamo rimasti in ottimi rapporti, se passo per Ferrara vado a trovarlo, in questo senso il calcio ha lasciato qualcosa, cioè il rapporto umano di cui parlavo prima, l'ha creato e l'ha lasciato. In particolare tra noi giocatori c'è molta solidarietà, è un lavoro in cui fai fatica, sudi per l'altro, lotti per l'altro, c'è un rapporto molto fisico che senti in maniera particolare per cui si vengono a creare questi legami di amicizia che poi fortunatamente durano per tutta la vita."

C'erano in quel periodo dei posti, dei locali in particolare che frequentavate?
"C'era un bar che si chiamava Bertacco in centro, adesso non esiste più. Poi andavamo al Ristorante del Pozzo, dove adesso c'è Zi Teresa, che era gestito da Sergio e Ciacio. Il Piccolo Bar vicino allo stadio, era il nostro ritrovo, uscivamo dallo stadio dopo l'allenamento e andavamo lì da Oscar e dalla Pina, erano appassionati di calcio. Ci frequentavamo molto spesso e poi almeno una volta alla settimana andavamo a mangiare dal cugino di Ernesto (Galli), dove credo vadano ancora, a San Giovanni in Bosco. La fortuna di quell'ambiente è che non c'erano invidie tra di noi, anzi, tutti mi hanno aiutato ad esplodere, ad affermarmi, tutti sono stati partecipi e ne hanno in qualche modo ricevuto un beneficio, erano tutti ragazzi d'oro."

Veniamo ai giorni nostri, so che frequenti poco lo stadio…
"Ho assistito alle partite con Genoa e Napoli all'inizio del campionato, perché i fine settimana sono spesso via per lavoro. Il Vicenza mi aveva fatto una discreta impressione. Certo con qualche sbavatura, si vedeva che c'era ancora qualcosa da mettere a posto, però secondo me più che altro contava il fatto che i giocatori dovessero giocare un po' assieme e assorbire la mentalità del nuovo allenatore. Sta di fatto che ora i risultati stanno dando ragione a chi ha creduto in questo gruppo."

C'è qualche giocatore che ti piace in particolare?
"I giovani innanzitutto, anche perché Vicenza è una società che storicamente ha cresciuto tanti giovani interessanti. C'è un centrocampista in particolare che mi piace…Zanetti, e poi in attacco Schwoch. In generale mi sembra che siano tutti di buon livello, un buon mix tra giovani e giocatori di esperienza. Comunque io mi auguro che ce la facciano a salire in serie A, Vicenza se lo merita."

Intervista di Veronica Cercenà