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CALCIO


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LA STORIA BIANCOROSSA


La storia anno per anno Le "Bandiere" biancorosse

M. Briaschi ] S. Campana ] D. Fortunato ] G. Mascheroni ] [ L. Menti ] L. Pasciullo ] A. Rondon ] P. Rossi ] G. Savoini ]


Gigi MENTI, la bandiera

E' a giusto titolo considerato, insieme a Giulio Savoini, la bandiera del Vicenza, città nella quale è nato e cresciuto, e dove vive tuttora.
Ha iniziato la carriera di calciatore nel vivaio biancorosso sul finire degli anni quaranta, fino ad esordire in prima squadra nel corso del campionato di serie "B" 1952-53. Per tutta la carriera (conclusa nel 1969) ha militato nelle fila del Vicenza, tranne una brevissima parentesi di una stagione in prestito al Padova.
E' il secondo biancorosso di tutti i tempi per numero di presenze, 314 (tante quante Santagiuliana), preceduto soltanto da Giulio Savoini, primatista con 316 gettoni. Era famoso soprattutto per i dribling con i quali ubriacava gli avversari.
Parliamo del sessantacinquenne Gigi Menti, dal quale ci siamo fatti raccontare frammenti della sua storia in biancorosso.
-Signor Menti, cosa si prova ad essere la bandiera della squadra della propria città e secondo per numero di presenze soltanto ad un altro monumento della storia biancorossa, Giulio Savoini?
"Piano...Giulio mi precede come presenze complessive, è vero, ma come apparizioni in serie "A" con la maglia biancorossa non sono secondo a nessuno! Ho collezionato 307 gettoni nel massimo campionato; nessun altro ha raggiunto le 300 presenze.Ovviamente è una soddisfazione enorme, che coltivo giorno per giorno e che porterò per sempre nel mio cuore."
- Parliamo di bandiere con nostalgia, visto che nel calcio di oggi sono pressochè introvabili...
"E' vero, il calcio ormai è solo una questione di affari, ci sono troppi interessi economici. Le bandiere non esistono più. E' cambiato tutto, chiaramente in peggio. Non ci sono più la semplicità e l'entusiasmo dei miei tempi. Basti pensare al fatto che la tendenza è di seguire le partite seduti comodamente in poltrona davanti alla televisione e non allo stadio, dove la partita si vive veramente, dove si va magari mezz'ora prima."
-Quali sono le immagini più belle della sua carriera in biancorosso che ha portato con sé nel duemila?
"Il ricordo più bello è legato alla vittoria ottenuta nel campionato 1958-59 a Torino contro la Juventus campione d'Italia. Fu una partita altamente spettacolare. Vincemmo noi per tre a due, con rete decisiva di Campana al novantesimo, dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio per uno a due. Io segnai la rete del due a due. Fu una soddisfazione enorme."
- Dei venti goals da lei realizzati in maglia biancorossa, è quella la rete che ricorda con maggior piacere?
"No, non è quella, bensì il goal che realizzai al Catania, nel 1964-65, perché fu l'unico che segnai di testa. Pur essendo alto, di solito non la prendevo mai!"
-Un episodio particolare che le è rimasto impresso?
" I complimenti di Liedholm al termine di Vicenza - Milan del 1958-59. Io ero un ragazzino, lui un campione affermato. Vincemmo due a zero noi, io giocai bene. Al termine della gara il "barone" mi venne incontro, mi fece i complimenti ed uscì dal campo insieme a me. Fu una grande soddisfazione. Un episodio negativo avvenne invece in occasione di un Vicenza - Juventus perso per uno a zero. Stavamo giocando una grande partita ed avremmo meritato il pareggio. All'ultimo minuto Conti di testa superò l'estremo difensore bianconero, la sfera stava per finire in rete, ma l'arbitro, tra l'altro un internazionale, fischiò la fine della gara un attimo prima che la palla varcasse la linea di porta. Io, che se non ricordo male non ho mai subito una squalifica, mi arrabbiai moltissimo."
-Il campionato più bello?
"Direi nel 1954-55. Vincemmo il campionato di serie "B" contro ogni previsione. Eravamo infatti una squadra molto giovane e per questo piuttosto inesperta. La società puntò molto sui giocatori che vinsero il trofeo di Viareggio, inserendo cinque-sei ragazzi in prima squadra. La scelta si rivelò azzeccata, tanto che andammo in serie "A" con otto punti di vantaggio sul Padova, secondo classificato."
-Il suo Vicenza più forte, invece?
"Probabilmente quello della stagione 1962-63. Chiudemmo il torneo di serie "A" al settimo posto, e fu un ottimo risultato. Giocavamo proprio bene, eravamo una squadra molto equilibrata, con un'ossatura molto valida. Puia fece 10 goals, Vinicio sette: ci trascinarono in alto."
-Quali i compagni che ricorda con maggior piacere?
"Io, Zoppelletto, De Marchi, Luison e Campana formavamo un gruppetto inseparabile. Trascorrevamo molto tempo libero insieme. Ricordo che ogni lunedi Zoppelletto, che inizialmente era l'unico ad avere la patente, ci portava in giro a mangiare nei vari ristoranti della provincia."
-Proviamo a buttare giù il Vicenza del secolo?
"Più che il Vicenza del secolo, preferisco una selezione dei giocatori con cui ho giocato. Diciamo: Luison, Burelli, Savoini, De Marchi, Panzanato, Zoppelletto, Conti, ...Gigi Menti, Vinicio, Puia, Campana. Spero che gli eclusi non si offendano!"
-Allenatore?
"Lerici."
-Il Vicenza più bello dei decenni successivi?
"Due squadre che mi hanno entusiasmato sono state ovviamente quelle di G.B. Fabbri e di Guidolin, anche per i risultati ottenuti. Peccato che la squadra di G. B. Fabbri partì male: con un inizio di campionato migliore si poteva fare anche meglio del secondo posto finale, si poteva vincere lo scudetto..."
- Il Vicenza festeggerà il duemila in serie "A"?
"Penso proprio di si. Seguo poco la squadra dal vivo, purtroppo, perché la domenica sono impegnato con le partite del Thiene (squadra della quale Menti è allenatore in seconda, n.d.r.), vengo allo stadio soltanto in occasione degli anticipi o dei posticipi, ma so che la squadra è forte, solida. Per carità, vincere i campionati è sempre difficile, anche se si è i più forti, e lo dimostrano anche le difficoltà che sta incontrando l'Inter quest'anno nel campionato di serie "A", però il Vicenza non dovrebbe avere problemi ad arrivare tra le prime quattro. Anzi, io penso che abbia grosse possibilità di chiudere il campionato in vetta.".

intervista di Massimiliano Lamola
tratta da "Vicenza Biancorossa", gen.2000